18 giugno 2013 CAMBIA LA VITA NEL CONDOMINIO UNISCITI A NOI IN DIFESA DEI DIRITTI DEI CONDOMINI

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martedì 26 agosto 2014

TASI al rush finale: metà Comuni senza delibera

       

Solo 3mila 600 Comuni hanno deciso le aliquote TASI 2014, negli altri senza delibera entro il 10 settembre salta l'acconto di ottobre e si paga tutto a dicembre: il punto della situazione.



Il rientro dalle vacanze degli Italiani rischia di esser contrassegnato da un nuovo caos IMU-TASI: entro il 10 settembre i Comuni devono varare le delibere con le aliquote 2014per permettere ai contribuenti di versare le tasse sulla casa (scadenza del 16 ottobre) ma, a due settimane dal termine, manca all’appello oltre la metà delle amministrazioni. Scorrendo la tabella del ministero delle Finanze, fra i capoluoghi di regione non si trovano ancora l’Aquila, Potenza, Catanzaro, Milano, Campobasso, Palermo, Perugia. In alcuni casi, come nel capoluogo lombardo, la delibera è in dirittura d’arrivo (approvata dalla giunta, deve passare in consiglio comunale).

Delibere pronte

Resta il fatto che su 8mila Comuni sono circa 3.600 le delibere pubblicate sul sito delle Finanze, cifra che fra l’altro comprende gli oltre 2mila enti che avevano già deciso entro maggio, e nei quali i contribuenti hanno pagato l’acconto TASI in giugno. Se a questo si aggiunge che ogni singola amministrazione ha stabilito regole diversein materia di aliquote, maggiorazioni, tipologie di prime case a cui si applicano eventuali agevolazioni e casi particolari, il caos per il contribuente è assicurato.

=> Stangata TASI: nuova IMU senza detrazioni

Situazione aggiornata

Ricordiamo brevemente la situazione. Ci sono circa 2.200 Comuni in cui, oltre all’IMU, è stato già pagato anche l’acconto TASI entro il 16 giugno, perché le delibere erano arrivate in tempo utile (fra gli altri Napoli, Bologna, Udine, Genova, Ancona, Torino, Bari, Cagliari, Trento, Perugia, Aosta e Venezia): in questi casi il prossimo appuntamento è a dicembre, per il saldo. Negli altri Comuni la scadenza per l’acconto TASI è il 16 ottobre, ma solo se c’è una delibera definitivamente approvata entro il 10 settembre. Se il Comune non delibera in tempo i contribuenti pagheranno tutto in un’unica soluzione adicembre.

Dunque, si assiste a una nuova corsa in molteplici amministrazioni. Fra le città più importanti segnaliamo che Roma ha tenuto allo 0,25% l’aliquota sulla prima casa applicando la maggiorazione dello 0,08% agli immobili diversi dall’abitazione principale, che pagano quindi l’1,14%.

=> TASI-IMU, la delibera di Roma per il 2014

Molto simili le decisioni di Milano, dove la delibera non è ancora ufficiale ma dovrebbe arrivare in tempo: la giunta ha stabilito uno 0,25% sulla prima casa e l’1,14% per gli altri immobili. Le agevolazioni sulla prima casa, però, sono diverse nei due comuni (in generale, ogni singola amministrazione ha stabilito regole differenti, quindi il consiglio per il contribuente è sempre lo stesso: controllare con attenzione la delibera del proprio comune per sapere quanto pagare).

=> TASI 2014, le decisioni del comune di Milano

I Comuni ritardatari si concentrano soprattutto nelle seguenti regioni: Basilicata, Campania, Calabria, Molise, Puglia e Sicilia. Non è sempre agevole leggere le delibere comunali: in alcuni casi le amministrazione ne hanno emessa una sola per IMU e TASI, in altri ci sono invece documenti separati. Se disponibili, si consiglia di consultare anche le guide operative e i prospetti che i comuni hanno eventualmente pubblicato.

=> Tasi e IMU, come leggere le delibere comunali

Un’altra considerazione riguarda le delibere TASI dubbie: il ministero delle Finanze a fine luglio ha emesso una circolare di chiarimenti in seguito a una serie di errori di alcune amministrazioni. Ricordiamo che la regola generale, contenuta nel Dl 16/2014 convertito dalla legge 68/2014, prevede che il comune possa applicare la maggiorazione dello 0,08 o alle prime case, portando quindi la relativa aliquota allo 0,33%, oppure agli altri immobili, alzando quindi la somma delle aliquote IMU e TASI all’1,14%. Non è in alcun modo possibile applicare la maggiorazione sia alle prime case sia agli altri immobili.

=> TASI: come si applica la maggiorazione dello 0,08%


Fonte PMI z -  Barbara weisz 26 agosto 2014

Stangata TASI: nuova IMU senza detrazioni

L'effetto delle minori detrazioni TASI rispetto all'IMU sui conti di imprese e famiglie italiane.

Dopo l’IMU il nuovo salasso degli italiani si chiama TASI, una tassa che peserà sulle tasche dei contribuenti addirittura di più della precedente imposta sugli immobili. In media gli italiani dovranno pagare 231 euro l’anno di TASI che praticamente non prevede detrazioni, come invece avveniva con l’IMU. Questa differenza farà sì che 5 milioni di famiglie che prima erano esonerate dal balzello ora siano chiamate a versare il proprio contributo, anche in caso di immobili con basse rendite catastali. La metà delle famiglie che grazie alle detrazioni IMU non pagava alcuna imposta sugli immobili potrà ancora contare su una detrazione minima, andando a pagare in media 118 euro all’anno. E se la situazione per le famiglie è difficile, per le imprese si fa addirittura critica, dovendo pagare in totale oltre un miliardo di euro.
A lanciare l’allarme sono stati il Codacons, Federconsumatori e Adusbef. Secondo Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef, il fatto che le famiglie che prima non pagavano l’IMU per via delle detrazioni previste debbano invece pagare la TASI rappresenta
«L’aspetto più vergognoso ed intollerabile, che purtroppo conferma ciò che avevamo denunciato fin dal primo momento».
Il presidente Codacons, Carlo Rienzi, sottolinea poi come rispetto all’IMU la TASI rappresenterà una vera e propria stangata per imprese, uffici, negozi e capannoni:
«Tutte le proiezioni ci dicono che la TASI finirà per pesare sulle tasche degli italiani più dell’IMU, ma ciò che è davvero grave è che questa tassa inciderà in modo più pesante sulle famiglie a reddito medio basso rispetto a quelle con reddito elevato. Questo perché, per effetto delle minori detrazioni, chi possiede una abitazione con rendita catastale modesta si troverà a pagare di più rispetto all’IMU, mentre chi è proprietario di un immobile di prestigio sarà avvantaggiato dalla TASI rispetto alla vecchia imposta»
Fonte PMI NOEMI RICCI del 26 agosto 2014

NEWS: novità martedì 26 Agosto 2014

Interessi di moraEquitalia: rateazione precompilata per le cartelle esattoriali
PMI sempre più in ritardo sulle scadenze fiscali: Equitalia annuncia l'arrivo della rateazione precompilata delle cartelle esattoriali. »
Scadenze fiscaliScadenze fiscali di agosto dopo la pausa estiva
Finita la pausa estiva del Fisco: ecco tutti gli adempimenti che attendono i contribuenti. »
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Aumentano i ritardi nei pagamenti tra le imprese, soprattutto quelli gravi oltre i 30 giorni: l'analisi della rischiosità aziendale in Italia di CRIBIS D&B. »
TASITASI: aliquote entro il 10 settembre per l'acconto nei Comuni
Delibere TASI 2014 entro il 10 settembre per i Comuni senza IUC a giugno: il punto della situazione sull'acconto. »
News regionali
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Bandi promossi da Smart City Exhibition 2014 e FORUM PA: call di idee aperte fino al 19 settembre. »
FinanziamentiNuovi bandi per le imprese toscane
Presentazione dei bandi avviati a favore delle imprese toscane nel corso di un seminario il 5 settembre: ecco il programma. »
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Smartphone top di gamma dedicato al professionista, BlackBerry Z30 è anche “bello” e facile da usare: il test e tutte le funzionalità. »
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Milano, Padova, Roma e Napoli - dal 09/04/2014 al 16/10/2014
Workshop in quattro tappe, per approfondire i temi chiave della dematerializzazione: fatturazione elettronica, conservazione digitale, gestione documentale, firma grafometrica e avanzata. »
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Verona - dal 08/10/2014 al 10/10/2014
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Assisi - 20/09/2014
I consigli di Kotler per sviluppare il mondo del marketing italiano »
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Verona - dal 08/10/2014 al 10/10/2014
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Verona - dal 08/10/2014 al 11/10/2014
Efficienza energetica e white-green economy al centro di un nuovissimo summit »

lunedì 25 agosto 2014

Milano e i suoi immobili abbandonati: viaggio tra gli spazi in degrado, nella periferia sud della città

A giugno il Comune ha pubblicato un registro speciale che contiene 160 immobili privati in degrado. Così Palazzo Marino cerca di accelerarne la rinascita, alla viglia di Expo

(Il Ghirlandaio) Milano, 22 ago -Nel centro città sono molto più numerosi di quanto si possa immaginare. Pensate allora di quanti ruderi siano costellate le strade meno centrali di Milano, e ancor più quelle di periferia. Ruderi che sono spesso a cielo aperto e senza protezioni adeguate, altre volte invece sbarrati o, comunque, più difficilmente accessibili. Situazioni complesse per i residenti, che in alcuni casi si battono da anni per vedere la fine di un degrado che ha come protagonisti edifici o aree rurali di proprietà privata, inutilizzati da tempo.
Palazzo Marino ha fatto così un primo passo verso la soluzione: ha istituito e pubblicato online ilregistro degli immobili abbandonati, circa 160 disseminati in tutte le nove zone della città. L'iniziativa, lanciata lo scorso giugno, sembra già aver imboccato la strada giusta. “C'è gente che ci sta chiamando per inserirne degli altri (immobili abbandonati, n.d.r.) e stiamo anche avendo la reazione che ci aspettavamo, cioè di attivazione da parte delle proprietà” ha detto al Ghirlandaio la vicesindaco e assessore all'urbanistica Ada Lucia De Cesaris. “Man mano che partiranno degli interventi e che ci saranno delle volontà di recupero e di rigenerazione, daremo spazio e pubblicità anche a questo. Il nostro obiettivo non è punire, ma spingere affinché le proprietà intervengano per ridare qualità alla città e rimettere in uso spazi di cui la città ha bisogno”.
Ma se i proprietari non interverranno, soprattutto dopo aver ricevuto le lettere di diffida, l'amministrazione comunale potrebbe mettere in pratica uno degli articoli del nuovo regolamento edilizio e deciderne la riconversione in immobile pubblico. Certo è che gli interventi sono necessari e anche in tempi rapidi, non solo in vista di Expo. Quando ci si allontana dal centro, gli spazi abbandonati si fanno, naturalmente, più numerosi. Sono soprattutto immobili industriali di cui pullula, tanto per cominciare, la zona sud, dove continua la seconda tappa del viaggio del Ghirlandaio: molte ex fabbriche, alcune meno note, alcune invece molto famose. Come la ex Plasmon, nell'ultimo tratto di quella via Cadolini, a venti minuti a piedi da Porta Romana, dove si contano anche altre realtà ben più tormentate. Poco dopo l'edificio della ex Plasmon, dismessa vent'anni fa, via Cadolini incrocia via Verne. Questo luogo, indicato nel registro del Comune come “area in zona industriale artigianale”, si è trasformato negli ultimi anni in una brutta discarica di qualsiasi rifiuto, oltre che in un rifugio per senzatetto e nomadi, sgomberato spesso dalla polizia.
Da qui, il percorso che vi può portare alla scoperta dei molti immobili abbandonati può proseguire verso est, dopo aver incrociato l'area di via Maspero, vicino al tormentato mercato ortofrutticolo. Da lì si procede verso via Mecenate, facendo una pausa davanti allo scheletro di via Malipiero, una mancata (e travagliata) residenza universitaria finanziata già dalla Regione. A un passo da lì, nella stessa via, c'è lo spazio un tempo occupato da Bodeguita Social e, qualche metro più in là, quello in cui avrebbe dovuto sorgere una seconda residenza universitaria, nella via Quintiliano dove rimangono gli spazi inutilizzati di un'azienda di trasporti. Se ci si immette poi in via Mecenate, la vostra ricerca di spazi abbandonati vi obbligherà a fermarvi spesso. Al numero 84 si estende un ex complesso industriale, con capannoni e uffici, a ridosso di un'area che è invece tornata a vivere grazie alla riconversione di storici spazi industriali come gli East End Studios.
Esattamente di fronte si estende un'area che raccoglie numerosi edifici in disuso, tra il numero 77 e il 93: tra gli altri, i i vecchi uffici della Fabbri Editore. A questi vanno aggiunti gli spazi in degrado di via Fantoli 3, anch'essi un tempo uffici. Spostandoci più a sud, tra la costellazione di ruderi che s'incontrano basti citare le baracche di via Bonfadini, case di rom più volte sgomberate (e che ricordano vicende simili a quelle del campo abusivo di via Forlanini), e l'ex area Pirelli di via dei Pestagalli. Numerose zone in degrado anche tra i quartieri Rogoredo e Corvetto: dalla cosiddetta cascina Palma al parcheggio sotterraneo di via Gaggia, di fianco a un'area anch'essa in stato di degrado.
Nel risalire da piazzale Corvetto a piazzale Lodi, chi abita nella zona ricorda sicuramente l'immobile di via Oglio che sorge a lato degli uffici comunali, a pochi passi dalla metropolitana gialla di Brenta. Da lì, il vostro percorso può procedere verso ovest. In via Riva di Trento il verde incolto ha ormai occupato tutta l'area, un tempo uffici. È questa l'anticamera di una serie di spazi che da lì sono disseminati in tutto il quartiere, dalla vocazione industriale. Più d'uno gli edifici abbandonati nelle traverse di via Marco D'Agrate e via Quaranta, che sbocca direttamente sulla più famosa via Ripamonti. Qui, la cassetta delle lettere dell'immobile residenziale al numero 139, dalla quale perennemente fuoriescono volantini pubblicitari, è il biglietto da visita di un edificio davanti a cui passano centinaia di milanesi (e non) ogni giorno. Un tratto di strada tristemente noto anche perché proprio accanto c'è un altro immobile, vicino a cui non ci si sente affatto a proprio agio a causa dello stato di avanzato deterioramento dell'edificio.
E infine, ritornando verso il centro la tappa d'obbligo è ancora una volta in via Ripamonti, all'ex Provveditorato agli Studi che in molti ricordano bene. Sia perché, nell'immaginario collettivo, è diventato il (brutto) simbolo dei mali della scuola, sia perché è stato teatro di occupazioni e proteste da quando, sette anni fa, è stato abbandonato. Di quelle mobilitazioni è rimasta la grande scritta “9000 m2”: cioè i metri quadrati rimasti vuoti e tuttora di proprietà dell'Enpam, l'Ente nazionale di previdenza dei medici.
Milano e i suoi immobili abbandonati: viaggio tra gli spazi in degrado, nella periferia sud della città | Real Estate | Il Ghirlandaio

sabato 9 agosto 2014

Osservazioni di Assoedilizia dopo la presentazione del Regolamento Edilizio del comune di Milano

Milano 6 Agosto – Il Comune di Milano ha pubblicato il Regolamento edilizio adottato dal Consiglio Comunale.

Entro il 7 agosto debbono essere presentate le osservazioni di rito e la nostra Associazione si appresta a depositare il relativo documento.

Ci sono tre o quattro punti sui quali siamo abbastanza critici.

A – L’obbligo del fascicolo del fabbricato, che serve solo a procurare spese a favore dei tecnici che lo redigeranno: un obbligo dichiarato piu’ volte illegittimo dalla giurisprudenza amministrativa e costituzionale, e recentemente oggetto di una impugnativa alla Corte Costituzionale, da parte del Governo Renzi, della legge della Regione Puglia che lo ha di nuovo introdotto.

B – L’obbligo di collaudo statico degli edifici ogni 50 anni e comunque entro un quinquennio dall’entrata in vigore del regolamento, se aventi piu’ di 50 anni di anzianita’: con la sanzione, in caso di inadempienza, della inagibilita’ dell’immobile e quindi della sua non commerciabilita’.
Una norma che, a parte gli evidenti problemi di attuabilita’ se si vorranno fare dei collaudi a regola d’arte ed efficaci, comportera’ ingenti e costose  operazioni tecniche.

Quando poi, nella storia della nostra citta’ non si son mai verificati crolli di edifici, se non per esplosioni di gas o per lavori edilizi realizzati in cantieri viciniori.

Sul piano legislativo peraltro esiste gia’ l’obbligo del collaudo (oltre che per le opere nuove) a seguito della realizzazione di importanti lavori di ristrutturazione.


C – L’ obbligo di opere manutentive per la riqualificazione degli immobili, e la presunzione di disuso se si tratta di immobili inutilizzati per un certo periodo di anni con la sanzione del mutamento di destinazione a favore dell’ uso pubblico.

D) la norma che liberalizza il parcheggio delle biciclette nei cortili privati, la quale viola i principi della libera disponibilita’ dei beni anche ai fini della sicurezza. »

OSSERVAZIONI AL REGOLAMENTO EDILIZIO
PRESENTATE DA ASSOEDILIZIA

Art. 11 commi 1-3-4-6-

Si introduce un generalizzato controllo sulle costruzioni da parte della Amministrazione.
Premessa l’enunciazione di un generico obbligo, in capo al proprietario, di mantenere le costruzioni in condizioni di agibilità, di decoro, di idoneità igienica e di sicurezza socio-ambientale, si prescrive l’attuazione dei “necessari interventi” sugli immobili che rilevino manchevolezze riferite all’ambito dell’obbligo nei termini sopra riportati.
Ma la constatazione della presenza di tali manchevolezze comporta un giudizio che viene lasciato alla discrezionalità della Amministrazione (comma 3) che può fare eseguire in ogni momento delle ispezioni, da personale tecnico del Comune o della A.S.L., o da altro personale qualificato, destinate ad accertare le condizioni delle costruzioni e determinare gli adeguamenti da prescrivere ai proprietari degli immobili.
E la individuazione discrezionale in capo alla Amministrazione suscita perplessità non tanto quando si tratti di valutare l’agibilità o la idoneità igienica di una costruzione ma quando si vada a interpretare i concetti di “decoro” e di “sicurezza socio-ambientale”
Va poi aggiunto che le valutazioni vengono affidate ai soggetti più vari, addirittura a soggetti esterni che vengono definiti solamente come “qualificati” e che avranno il potere di decidere sulle condizioni dei beni del privato e, conseguentemente sugli interventi che il privato sarà poi obbligato ad eseguire.
L’obbligo più gravoso per la proprietà edilizia viene introdotto dal comma 6 in materia di verifica della idoneità statica degli edifici costruiti da più di 50 anni, in particolare dell’obbligo della verifica e certificazione sugli immobili che non hanno certificato di collaudo dal momento che risulta che la maggior parte degli immobili così datati sono assolutamente privi di tale certificazione.
E ne sono privi in quanto la certificazione non é più rintracciabile; il che non significa che il collaudo non sia stato fatto. Anzi é pacifico che, per tutti casi per i quali la legge lo preveda, si tratti di opera nuova o di ristrutturazione, il collaudo sia stato fatto in quanto obbligatorio e, a questo punto,nessuna legge prevede che il collaudo debba essere ripetuto periodicamente. Non lo può imporre ora una norma regolamentare.
E’ pacifico che un edificio costruito abusivamente possa non avere collaudato le strutture ma é impensabile che si debba andare a ricercare questa ipotetica fattispecie operando sulla totalità degli edifici.
La verifica delle strutture del costruito richiede, se attuata con un procedimento che possa essere considerato valido, opere non di certo semplici e, per di più, gravate da costi rilevanti in quanto, non potendo accedere alle strutture, l’operatore dovrà servirsi di tutti quei mezzi e apparecchiature tecnicamente attualmente disponibili che, in ogni caso, oltre a costi rilevanti, come detto sopra, comportano una valutazione personale di chi li usa.
Ci si deve chiedere anche, a questo punto, quale disponibilità possa avere un singolo professionista ad assumersi la responsabilità di un collaudo di un qualunque edificio datato di più di 50 anni di cui non conosce alcun elemento di progettazione.
E, in ogni caso, si dovrebbe riflettere, anche qui, sulla possibilità di interpretazioni diverse relative al medesimo caso e sul derivato diverso riconoscimento di un diritto di proprietà.
Ove non si riesca ad ottenere tale certificazione, infatti, per l’immobile in discussione viene revocata l’agibilità!
Qui si arriva addirittura a prevedere, in forza di una norma regolamentare, la revoca della agibilità di un edificio, attribuita con provvedimento dovuto in forza di una espressa norma di legge.
E con questa revoca si va a determinare l’incommerciabilità dell’immobile.
Si prescrive inoltre l’obbligo dei notai di allegare queste certificazioni di verifica statica agli atti di vendita. Un altro intervento sul diritto di proprietà, in particolare la creazione dell’obbligo di introduzione di un nuovo elemento in un atto pubblico che genera la titolarità di un diritto reale.
Art. 12

Anche qui un importante intervento della Amministrazione dispositivo della proprietà privata a titolo discrezionale senza un valido supporto legislativo di indirizzo.
Si impone ai proprietari e ai titolari di diritti sull’immobile, oltre l’ordinario obbligo, certamente previsto dalla legge, di provvedere alla custodia e alla manutenzione dei beni, anche quello di provvedere al loro decoro con la finalità di evitare fenomeni di degrado urbano e occupazioni abusive.
Anche qui si introduce il concetto generico di “decoro”che si presta
a interpretazioni di assoluta discrezionalità ed inoltre si va a gravare il proprietario di un compito che é proprio del potere pubblico, addirittura la prevenzione di un reato!.
Si dispone, inoltre, la sostituzione della Amministrazione nella gestione degli immobili del privato nel momento, addirittura presupposto in termini temporali, in cui si riscontri uno stato di abbandono e il proprietario diffidato non intervenga.
In questo caso l’Amministrazione si arroga il diritto di intervenire sulla proprietà privata decidendo autonomamente consistenza, tempi e modalità dell’intervento stesso e il diritto di recuperare coattivamente quanto speso dal proprietario del bene, proprietario che, forse, non é ancora intervenuto in quanto potrebbe non averne avuto la possibilità.
Si va a prescrivere che nel momento in cui, con ogni probabilità, il proprietario di un immobile non ha la disponibilità di un determinato capitale per eseguire degli interventi sul suo immobile interviene l’Amministrazione che esegue al suo posto quello che decide lei, salvo poi farglielo pagare coattivamente!
Va tenuto presente che l’Amministrazione qualora si tratti di obiettive situazioni di pericolo ha già, in ogni caso, i mezzi per intervenire.
Di grave portata poi la attribuzione alla Amministrazione del potere di imprimere una destinazione pubblica alle aree in cui non venissero eseguiti gli interventi intimati. Qui, nella sostanza si legittima, non con norma costituzionale, ma con regolamento edilizio comunale, un potere di esproprio di aree private.

Ed infine, (comma 7) si crea in capo alla Amministrazione il diritto di bloccare gli interventi nuovi presentati, per il normale iter di assentibilità, dai proprietari di altri beni ( diversi da quelli in questione ) relativamente ai quali l’Amministrazione ha accertato il disuso e ordinato gli interventi, condizionando i permessi di costruire alla presentazione di una proposta di intervento per gli stessi fabbricati in disuso.
Non solo ma la prescrizione é riferita al richiedente cui si aggiungono “altra società controllata, controllante, o collegata ex. art.2359 c.c.”
Si legittima così (con norma di regolamento comunale) una imposizione al privato di un obbligo non previsto dalla legge come condizione di un provvedimento vincolato. E, quel che é peggio, l’imposizione é rivolta anche a soggetti diversi dal richiedente.
E’ pacifico, a questo punto, lo sconfinamento nel campo dei contenuti del diritto di proprietà.

Articolo 47

Si introduce nella normativa regolamentare l’obbligo di tenuta del «fascicolo del fabbricato» dopo che la relativa disciplina è già ripetutamente passata al vaglio del Giudice amministrativo che l’ha ritenuta illegittima.
La sentenza del T.A.R. Lazio n. 1230/2006 ne ha ravvisato la irragionevolezza ritenendo illegittima la pretesa della Amministrazione che scarica sul privato gli oneri di acquisizione della conoscenza di infiniti elementi, alcuni importanti, altri meno, relativi all’immobile, conoscenza che, essendo per sua natura interdisciplinare comporta l’accesso a una mole di dati che, d’altra parte, sono già in possesso della Amministrazione, determinando così un irragionevole carico in capo al privato.
La sentenza, confermata in sede di appello dal Consiglio di Stato (sent. Sez. V n. 1305/2008) riprende i principi formulati dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 315/2003 che, decidendo sulla legittimità di una legge della Regione Campania che aveva istituito il registro dei fabbricati, ne dichiarava l’illegittimità costituzionale avendo rilevato che il pesante onere imposto ai proprietari non trovava rispondenza nella attuazione di un interesse pubblico di pari rilievo. E che, d’altra parte, era pacifico che la maggior parte dei dati richiesti fosse già in possesso della Amministrazione.

La previsione é particolarmente onerosa se applicata agli edifici esistenti oggetto di ristrutturazione edilizia e ampliamento dal momento che i dati richiesti, nella gran parte delle ipotesi, sono riferibili a tempi lontani e a immobili che potrebbero avere subito diversi passaggi di proprietà.
In particolare enormi difficoltà, si potrebbe dire addirittura impossibilità, si presenterebbe per il reperimento della documentazione relativa alla struttura quale copie di denunce dei cementi armati o delle strutture e collaudo statico.
Va inoltre segnalata la decisione presa dal Governo nella riunione del 10 luglio u.s. di impugnare avanti la Corte Costituzionale la legge della Regione Puglia n. 27 del 20 maggio 2014 che istituisce l’obbligo della tenuta di un registro per ogni fabbricato di nuova c ostruzione.
E’ pacifica, a questo punto, la valutazione di illegittimità di tale imposizione, valutazione che proviene sia da parte politica che da parte giurisdizionale.

Art. 111 commi 6 e 7

L’obbligo di consentire il parcheggio delle biciclette nei cortili é l’espressione di una acquisizione, in capo alla Amministrazione, di un potere di disponibilità della proprietà privata che non trova rispondenza in alcuna norma di legge, in forza, addirittura, di una norma regolamentare.
E se per quanto riguarda le nuove costruzioni la prescrizione é stata formulata con delle limitazioni, per gli edifici esistenti é invece assolutamente libera e indeterminata. Si stabilisce, infatti, che nei cortili degli edifici esistenti deve essere consentito il parcheggio delle biciclette di chi abita o lavora negli edifici “da esso accessibili”vale a dire che chiunque, proprietario o occupante, a qualsiasi titolo, delle varie unità immobiliari o chiunque presti la propria attività lavorativa in tali unità immobiliari (quindi anche dipendenti o collaboratori di uffici, imprese o quant’altro) potrà pretendere di parcheggiare la propria bicicletta nei cortili.

Non può essere messo in dubbio che qui l’Amministrazione si sostituisca alla volontà del soggetto privato nella gestione del rapporto con altri soggetti privati istituendo l’obbligo di tollerare che un numero indeterminato e indeterminabile di persone, ma, quel che é peggio, un numero incontrollabile di soggetti possa pretendere di entrare nei cortili ovviamente possedendo le chiavi che ne consentano l’accesso senza che i proprietari siano in grado, sostanzialmente, di controllare, e non c‘è dubbio in proposito, il titolo in forza del quale il singolo soggetto pretenda di accedere.
Nessuna norma di legge che si arrogasse il potere di mettere in pericolo la sicurezza di una proprietà privata potrebbe considerarsi legittima, tanto meno una norma regolamentare.

Achille Colombo Clerici
(presidente di Assoedilizia)